ANTIQUARIATO ED INNOVAZIONE: DALLA BIENNALE ALL'INNOVATION CENTER

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a memoria conta veramente se tiene insieme l’impronta del passato e il progetto del futuro […] se permette di diventare senza smettere di essere e di essere senza smettere di diventare”: questa frase di Italo Calvino riassume il senso – e l’importanza! – che il binomio “memoria-futuro” deve rappresentare per una città come Firenze. Dove memoria è intesa come beni culturali e artistici ma anche come patrimonio di conoscenza, capacità di fare, alta specializzazione; e “futuro” va considerato come tecnologia, nuova impresa ma anche come orizzonte di riferimento costante del proprio operare. Nel nostro territorio questo binomio è presente da sempre: da noi la creatività e l’impresa poggiano su antiche radici; e ha una sua concreta rappresentazione negli ultimi giorni di settembre quando, nelle due sponde dell’Arno, si sono fronteggiati idealmente l’Antico, con la Biennale dell’Antiquariato, ospitata nella splendida cornice di Palazzo Corsini, e il Contemporaneo, presente nell’Innovation Center del Granaio dell’Abbondanza. Non si tratta di una contraddizione ma di un binomio vincente. E lo sarà sempre di più. Le numerose crisi di questi ultimi anni hanno accelerato la necessità di un ripensamento di tutti i modelli imprenditoriali e di consumo per individuare nuove vie di sviluppo. L’economia che mette al centro la valorizzazione, la produzione e il consumo di beni culturali è un innovativo motore di crescita e un paradigma produttivo vincente. E in questo campo Firenze – e tutto il nostro paese! – possono rappresentare un’eccel- "L lenza internazionale assoluta, perché, accanto ad un ingente patrimonio ereditato dal passato, posseggono un bene culturale “vivo” fatto da imprese innovative e da startup che traggono spunto e ispirazione dal nostro patrimonio culturale. Un patrimonio costituito non solo da opere d’arte ma anche da uno stile che mette al centro la cultura, la bellezza e la sostenibilità. Ecco perché istituzioni, come la Fondazione CRFirenze ma anche associazioni di categoria, imprese e protagonisti del mondo culturale e sociale del nostro territorio hanno dedicato una costante attenzione alla valorizzazione dei nostri giacimenti di beni culturali e di saper fare da rileggere in chiave contemporanea. E, non a caso, la Fondazione è storicamente promotrice e sponsor della Biennale, ma ha anche voluto dotare il territorio di un Innovation Center di eccellenza, oltre a sostenere fortemente la cultura in generale. Questo aggregato dinamico – in cui il tradizionale si sta trasformando e il nuovo sta nascendo – può accompagnare la trasformazione del nostro modello di sviluppo: e ritengo sia questa la grande sfida che ha davanti Firenze. Il bene culturale – visto, finora, solo in funzione della tutela o del consumo – può infatti diventare un driver di crescita e un nuovo paradigma economico vincente. Penso alle produzioni caratteristiche del “nostro” Made in Italy che richiamano stili di vita, cultura, qualità, valori immateriali destinati a fare sempre più la differenza nell’economia globale. La Biennale ha dato la “parola ai prodotti” che rappresentano un antico “saper fare”, arti cosiddette minori che sono “tessere” di un mosaico che rappresenta la storia della grande sapienza artigiana dei nostri territori. Ma accanto a questo deve esserci l’innovazione, perché Firenze, città dallo straordinario passato, deve puntare ad avere un altrettanto straordinario futuro, tenendo insieme – Calvino ce l’ha ricordato – l’impronta di ieri con il progetto dell’oggi e, soprattutto, del domani.

Luigi Salvadori